Come Vestirsti da Vero Romano: La Migliore Sartoria in Città

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This is Marco, Elio’s son!

Vi presento Elio Gabizon, il comandante in capo della Sartoria al Corso. Un tipo duro, sincero. Ma dicono che il vero affetto debba essere sincero. Chi vi riempie di pacche sulle spalle e complimenti non sempre lo fa perché vi vuole bene.

Vi dirò una cosa, spoiler alert: tutte le strade portano a Piazza del Parlamento 8. Se siete in cerca dell’esperienza sartoriale definitiva non andate oltre. Questa sartoria è tutto ciò di cui avete bisogno. Potrei parlarvi della qualità dei capi in vendita e degli accessori: è tutta roba fatta in Italia con la massima cura e con i materiali migliori che si possano reperire sul mercato, senza utilizzare facili scorciatoie. Il che richiede soldi e tempo. Potrei anche parlarvi di come i prezzi siano scandalosamente bassi, specialmente considerata la qualità che la Sartoria al Corso offre alla sua (rigorosamente selezionata) clientela. Ma invece vi dirò semplicemente che non ho mai visto un posto come questo e che dovreste scordarvi delle storielle che vi raccontano gli altri sul rapporto qualità/prezzo. Dovete venire qui di persona, a Piazza del Parlamento, per capire ciò di cui parlo. Ma state attenti perché Elio, il proprietario, è un vero romano e come tale un gentiluomo di quelli autentici. Uno che ha gusto. Quindi lasciate ogni vostra velleità dandy all’ingresso e dategli ascolto. Oppure rivolgetevi altrove, dove vi prenderanno in giro e vi faranno spendere il doppio per vestiti che valgono la metà. A voi la scelta.

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Questo è il fazzoletto da taschino che Elio mi ha regalato la prima volta che sono entrato in sartoria…

Su mie pressanti richieste, Elio mi ha confessato il segreto che si cela dietro questi prezzi da urlo. “Non ho mai assunto nessun commesso, perché quelli raccontano fregnacce ai clienti… c’hai presente? Vogliono vendere quindi si inventano certe storie… ci siamo soltanto io e mio figlio qui!”.

“Quindi,” ho insistito, “il segreto è tutto qui? Niente impiegati?”

“No,” risponde lui, “c’è anche un’altra cosa. Vedi? I commercianti sono diventati tutti avidi. Vogliono fare quattrini a palate, ma non hanno voglia di lavorare il giusto. Vogliono riposarsi la domenica, capisci?”

“E tu? Non ti va di riposare?!”

“Io lavoro tutti i giorni, ventiquattro ore al giorno.”

L’ho guardato dritto negli occhi, era sincero. Elio è il tipo di persona di cui ci si può fidare. Pensavo d’essere ben vestito quando sono entrato da lui. Oh-oh, grosso errore! Non presupponete di essere ben vestiti. C’erano un paio di cose che andavano nel mio outfit e altre che non andavano. Elio mi ha messo in riga, lui non ha risposte confortevoli da darvi. Se non vi piace quello che dice potete andarvene. Ma io sono abbastanza umile da capire quando è il momento di fare silenzio. So che nella vita si impara solo nella misura in cui si diventa umili. Anche se avevo ancora indosso la giacca, Elio mi ha detto che le spalle della mia camicia erano troppo larghe. Me la sono sfilata e difatti le spalle erano un tantinello troppo larghe, come volevasi dimostrare. La stessa giacca era un po’ troppo stretta. Non solo: portavo i pantaloni un po’ calati e sembrava non avessi sedere. Eppure ce l’ho, posso assicuravelo. Un’altra cosa, il fazzoletto da taschino era troppo spesso per la tasca della mia giacca di lino. Elio me ne ha regalato uno di seta più fine. Veramente, ora che ci penso, non me lo ha proprio regalato. Perché, vedete? Secondo lui le pochette non si regalano mai, ma al limite si vendono in cambio della più piccola moneta che si possiede. Ho tirato fuori dalla tasca dieci cents. Ecco quanto è costata quella pochette. Si, va beh, sarà un po’ scaramantico, ma fa fico.

L’ho ringraziato, poi ho continuato a esplorare la boutique. A prima occhiata non sembrava diversa dalle altre sartorie romane, eccetto… mancava qualcosa. Mi ci è voluto un po’ per rendermene conto: poi ci sono arrivato. Questa particolare sartoria era completamente scevra di quell’intollerabile, quanto superflua, alterigia che contraddistingue quasi tutte le altre botteghe di questo tipo che ho visitato finora. Elio ti fa sentire a casa. Se per caso critica quello che ti sei messo addosso, si capisce che non ce l’ha con te personalmente. Qui sei accettato, anche se magari non sei vestito proprio del tutto kosher.

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Una giacca in seta e seersucker della Sartoria al Corso… come vedete, lo stile non è acqua…

Capite la differenza? In altre botteghe di questo tipo magari vi faranno dei complimenti, anche se non proprio del tutto sinceri, ma segretamente ti odiano perché non stai spendendo “x”. Il vero talento di questi commercianti non ha nulla a che vedere con le forbici e i tessuti e tutto a che vedere con i portafogli. Ti squadrano per un istante e ti fanno i conti in tasca. Da quel momento in poi ti trattano precisamente bene, a seconda di  quanto (secondo loro) vali. Quando esci da questi “negozi” senti addosso il puzzo del tradimento.

I peggiori commercianti sono quelli che ti spingono a compare vestiti che non sono riusciti a vendere prima. Ma Elio e suo figlio Marco – un ragazzo, brillante, di bell’aspetto e ben vestito – non sono fatti così. In un certo senso ti viene da pensare che a loro non glie ne può fregare di meno di quello che compri. Veramente, se proprio devo dirla tutta, sembra che a loro non interessi neanche se alla fine dei giochi non hai comprato proprio un bel niente! Non è che gli servono i tuoi soldi in fin dei conti.

Questo è il genere di persone con le quali amo fare business. Questi sono gli uomini d’affari di cui il mondo di oggi ha bisogno.

Quindi, se siete dei veri gentiluomini in visita a Roma e avete bisogno di nuovi vestiti, e se ci tenete da fare l’affare migliore della vostra vita, contattatemi! Vi farò conoscere Elio e Marco molto volentieri!

Published by

Porco Rosso

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